Ad una sua parente, che era venuta a
trovarla, chiede di passare nel suo orto di Roccaporena e cogliere una
rosa e due fichi. È un gennaio nevoso e freddo. La parente si reca
all’orto e trova le due rose e i due fichi richiesti, che coglie e porta
a Rita. Le sue preghiere sono state esaudite: il marito, morto
ammazzato e i due figli, morti uno dopo l’altro, sono stati accolti da
Dio in Paradiso.
Con un fisico ormai provato dalle
tante sofferenze, Rita giunge all’alba dell’incontro celeste la notte
tra il 21 e il 22 maggio dell’anno 1447. In questo momento, la
tradizione vuole che le campane del Monastero, mosse da mani invisibili,
si siano messe a suonare, richiamando la cittadinanza che, come per
ispirazione celeste, si è recata in Monastero per venerare la suora
Santa.
La festa di Santa Rita da Cascia, tanto
cara ai siculianesi, ci riporta alla mente l’esempio luminoso di questa
donna che è stata tutto nella vita: figlia, mamma, moglie, suora. Si è
offerta come vittima d’amore al Signore che l’ha premiata con la
stimmata sulla fronte, per saziare il suo desiderio di partecipare al
dolore redentore di Cristo. Nel programma sono segnati tutti i momenti
nei quali mediteremo la vita della santa e pregheremo con lei il
Signore.
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