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Tra rigassificatore e crisi energetica la politica si scopre “nuda”

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Ragionando sul rigassificatore di Porto Empedocle, certi cronisti e sindacalisti si comportano come quegli appaltatori che negli anni del boom edilizio e dei tolli, maledicevano i templi della valle perché di ostacolo alle costruzioni. Per non parlare dei politici il cui silenzio possiamo apparentarlo al “silenzio di Dio”.

“Scenderemo in piazza. La costa tanto cara a Pirandello non sarà occupata dal rigassificatore. Qualcuno vuole creare una nuova Priolo o Milazzo. Il gas che arriva dall’Algeria è sufficiente per la Sicilia. Il rigassificatore lo vadano a costruire al nord che ha tanto bisogno di gas per le sue industrie. Noi vogliamo sapere quale sviluppo assegnare alla Valle dei Templi patrimonio dell’Unesco e dei luoghi pirandelliani. Agrigento non vuole il rigassificatore e la città si espresse con un referendum popolare. Agrigento ha bisogno di infrastrutture e principalmente dell’aeroporto. I venti di guerra hanno con certosino interesse economico rispolverato il rigassificatore. Noi chiediamo di sapere quale futuro assegnare al nostro territorio che è solo quello del turismo e della cultura. La Valle dei templi, i luoghi Sciascia, quelli  pirandelliani, di Camilleri, la Scala dei Turchi, il mare e l’entroterra sono i biglietti da visita per il suo futuro. Non c’è da meravigliarsi più di tanto. Mi tornano in mente i tristi avvenimenti del dopo frana del 19 luglio 1966 allorquando i “palazzinari” inveivano contro i templi colpevoli per il loro disegno edilizio forsennato. Allora era il tempo dei tolli in cemento armato, la corsa  per invadere la Valle dei Templi e distruggere i ruderi. Oggi la Valle è patrimonio dell’umanità con il dispiacere dei palazzinari. Ora sotto le vesti di novelli palazzinari si guarda al Rigassificatore come elemento di sviluppo del territorio della costa in danno del paesaggio,  della Scala dei turchi e di altri insediamenti turistici”.

Mentre  il nuovo Resort della Adler  a Siculiana è sottoposto evidentemente ai  pericoli  provenienti  dal rigassificatore.

“La follia fa il gioco di interessi economici ben precisi che vogliono pregiudicare il futuro turistico di Agrigento e della sua costa. Il gas che arriva dall’Algeria è più che sufficiente per la Sicilia e il resto del Meridione con le sue poche realtà produttive. Noi non possiamo e non dobbiamo creare nuove realtà come Milazzo, Priolo, Gela, ormai tutte in agonia dopo averle distrutte con enormi danni alla salute, al paesaggio all’ambiente. Con il Rigassificatore qualcuno aveva sognato la realizzazione di monumenti alla cultura, ai novelli palazzinari cosa porterebbe la costruzione di un impianto ad alto rischio e con l’interdizione del porto per le navi da crociera o di collegamento con altri porti del Mediterraneo.? Il silenzio della classe politica non fa ben sperare. Ormai siamo nella stagione della massima privatizzazione dove i potenti rincorrono gli utili senza guardare neanche i luoghi storici e millenari”.

Il sindaco di Agrigento, così come ha auspicato pubblicamente alcuni mesi fa, è ora che scenda in campo a sollecitare una struttura aeroportuale ad Agrigento, mobilitando tutte le forze politiche, tutta la ”falange macedone” delle piccole e grandi associazioni  che si fanno sentire quando c’è odore elettorale. In cima a tutti il Distretto turistico e l’Ente Parco Archeologico.

“Tutti parlano e sparlano dello sviluppo del turismo della città di Agrigento, e dimenticano di dire due parole nei riguardi del Rigassificatore. Si esaltano per poche cose e non parlano dell’aeroporto elemento essenziale per lo sviluppo della fascia centromeridionale della Sicilia. Si vantano come autorevoli rappresentanti del distretto cittadino e non spendono una parola per l’aeroporto. Comportamenti inconciliabili con il ruolo da svolgere. Il sindaco di Agrigento,  il distretto turistico, l’Ente parco quale  gestore del palacongressi , la classe politica, devono battersi per l’aeroporto, l’unica risorsa per il nostro futuro. Non scendere in piazza si commette un delitto nei riguardi dei cittadini, delle imprese, e dei turisti”.

Quale futuro assegnare alle Province? E non solo. Ci sarebbero da ridefinire la Camera di Commercio, l’Azienda per l’incremento turistico, la Intendenza di Finanza. Si ha l’impressione sgradevole che la cosiddetta seconda Repubblica abbia voluto distruggere gli enti territoriali periferici. :

“Mantenere le province in questo stato vuol dire che la Regione siciliana preferisce mantenere l’inerzia di un ente che storicamente ha sempre mantenuto un ruolo importante sul piano della gestione del territorio provinciale. Occorre con urgenza ripristinare sul piano istituzionale l’elezione del presidente e dei consiglieri. Un modo serio per avviare sul piano della democrazia partecipativa l’attività amministrativa dell’Ente territoriale. Assieme alla Provincia, bisogna ripristinare in termini operativi e funzionali tutti gli enti intermedi che nel passato avevano dato prova di sviluppo come le Camere di Commercio, gli Istituti Autonomi Case Popolari, le Aziende provinciali per l’incremento turistico e di tanti altri Enti ed Istituti che il legislatore della cosiddetta seconda Repubblica ha spazzato via per favorire le privatizzazioni”.

Ritorniamo a chiedere e a chiederci su quali basi la Soprintendenza abbia dato parere negativo sulla 640 che è stata “strozzata”, nel senso che doveva iniziare da Porto Empedocle e non dalla “Rotonda degli scrittori”

Con un semplice signor no (e probabilmente non bene specificato) ha costretto l’Anas ha  strozzare la 640. La 640 era nata per collegare Porto Empedocle con Caltanisetta. La doppia corsia finisce alla Rotonda degli scrittori non proseguendo verso Porto Empedocle. Questa decisione è in pieno contrasto con quanto stabilito dalla normativa in ordine all’attraversamento della zona archeologica. Infatti, trattandosi di collegamento tra Porto Empedocle e Caltanisetta e la strada statale 115, detta opera, in forza ad accertate esigenze di ordine urbanistico  come previsto dal D.M. 7 ottobre 1971 andava progettata in modo tale da salvaguardare al massimo il sottosuolo.  Quindi si poteva con accorgimenti progettuali realizzare l’allargamento della corsia già esistente senza dovere arbitrariamente strozzare la 640. Ma dalle nostre parti non solo nessuno reagisce, ma fa come la scimmietta che non vede, non sente, non parla”.


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